Maculatura bruna del pero, sfida a tutto campo

Fonte immagine: © Riccardo Bugiani - Servizio fitosanitario Regione Emilia Romagna

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Maculatura bruna del pero, sfida a tutto campo

Per il secondo anno consecutivo l’avversità derivante dal fungo Stemphylium vesicarium sta danneggiando gravemente le produzioni nazionali di pere. Mentre si attende dalla ricerca una soluzione definitiva, QdC® permette di gestire al meglio un mix di strategie di buona efficacia.

10 settembre 2020

Non c’è pace nel mondo della pericoltura: dopo il flagello della cimice asiatica che nel 2019 ha causato danni per centinaia di milioni di euro, il 2020 era atteso come un anno di rilancio per tutto il settore. Purtroppo i dati diffusi dalla OI Pera raccontano invece di una delle annate peggiori degli ultimi dieci anni (anzi, la peggiore in assoluto se si esclude il 2019), con una produzione stimata inferiore del 12% rispetto alla media del quadriennio 2015-2018.

I responsabili di questi dati sono ben noti: se la cimice asiatica quest’anno ha inciso meno sulla produzione, a farla da padroni sono state le gelate primaverili e, soprattutto, un’esplosione senza precedenti di casi di maculatura bruna del pero. In alcuni areali, secondo quanto riportano i produttori, i danni causati da quest’ultima raggiungono anche il 70% della produzione complessiva.

La maculatura bruna del pero è nota e presente nel nostro Paese da quasi mezzo secolo ma è solo nelle ultime due campagne pericole che questa avversità ha letteralmente “mostrato i muscoli” andando a incidere in maniera crescente sulle produzioni di pere italiane. La causa è da ricercarsi, con buona probabilità, nei cambiamenti climatici: primavera calda, maggio freddo e piovoso, estati in cui si alternano siccità e piogge abbondanti creano l’ambiente ideale per lo sviluppo del fungo Stemphylium vesicarium. L’agente patogeno primario libera a sua volta conidi che infettano foglie e frutti creando lesioni che evolvono nelle purtroppo ben note marcescenze.
 

Un mix di strategie

Una soluzione definitiva contro la maculatura bruna, a oggi, non è stata ancora individuata: la ricerca è impegnata su diversi filoni per individuare trattamenti specifici di comprovata efficacia ma, allo stato attuale, i migliori risultati arrivano da una strategia multi-approccio.

Se il primo fronte di difesa, fino a oggi è stata la chimica (in particolare con i trattamenti per mezzo di anticrittogamici), è ormai evidente che attualmente questo approccio non garantisce i risultati sperati e corre il rischio, nel lungo periodo, di favorire l’insorgenza di resistenze a determinate sostanze. A fianco dei trattamenti fitosanitari, di cui è sempre opportuno tenere traccia grazie all’utilizzo di QdC® – Quaderno di Campagna®, la ricerca è attualmente al vaglio di altre ipotesi: si va da interventi sul cotico erboso (che possono arrivare alla rimozione del prato) all’utilizzo di tecniche di pirodiserbo fino all’utilizzo di agenti di biocontrollo come il Trichoderma. A queste strategie si affiancano anche le buone pratiche agronomiche: un'attenta potatura, l'eliminazione dei frutti caduti e una corretta irrigazione. Proprio su questo fronte, infatti, la ricerca segnala come l’irrigazione eccessiva (in particolare soprachioma) rientri fra i fattori che favoriscono la diffusione della malattia.

QdC® – Quaderno di Campagna® è l’alleato ideale per affrontare al meglio il problema della maculatura bruna: oltre a tenere traccia di tutti i trattamenti effettuati, anche con mezzi biologici, la piattaforma permette di gestire i piani di irrigazione evitando così di favorire lo sviluppo della malattia. Le banche dati costantemente aggiornate, inoltre, permetteranno ai produttori e ai tecnici di verificare eventuali novità sul fronte fitosanitario da utilizzare nei trattamenti.

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