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Biostimolanti, un alleato contro il cambiamento climatico
Piante più robuste, più resistenti agli sbalzi di temperature e agli stress idrici, e capaci di produrre di più e con qualità superiore: i biostimolanti rappresentano una frontiera di grande interesse per il mondo agricolo
19 novembre 2019
Il cambiamento climatico è una realtà ormai assodata e sta diventando sempre più centrale nelle agende di Governi, Enti e Istituzioni. Per il mondo agricolo cambiamento climatico significa crescente imprevedibilità meteorologica e sviluppo, in particolare nel nostro Paese, di organismi alieni che trovano nel nuovo quadro climatico un ambiente particolarmente favorevole per la proliferazione (come accaduto con la cimice asiatica).
Il quadro climatico in trasformazione rappresenta quindi un nuovo fronte di sfida che costringe tutto il comparto agricolo a sviluppare soluzioni innovative per preservare qualità e quantità delle produzioni: su questo fronte, l’impiego di biostimolanti ha evidenziato, specialmente se utilizzati nell’ambito delle colture biologiche, risultati molto positivi. In particolare, i biostimolanti si sono rivelati un valido alleato per gli stress legati a improvvisi ritorni di freddo, eccessi di caldo o stress idrici importanti.
Scopriamo quindi insieme a QdC® – Quaderno di Campagna® cosa sono e come si utilizzano i biostimolanti in agricoltura.
a) efficienza dell'uso dei nutrienti;
b) tolleranza allo stress abiotico;
c) caratteristiche qualitative; o
d) disponibilità di nutrienti contenuti nel suolo o nella rizosfera".
Quando parliamo di biostimolanti ci riferiamo quindi a prodotti che agiscono sulla qualità delle produzioni non sostituendosi agli altri fertilizzanti ma ne potenziano gli effetti, con il risultato di favorire lo sviluppo di una pianta più resistente gli stress, più produttiva e in grado di dare vita a prodotti di qualità superiore. Talvolta, nell’accezione comune, può capitare di confonderli con prodotti per la difesa delle colture ma si tratta di un errore: i biostimolanti agiscono sugli stress abiotici, a differenza degli agrofarmaci che agiscono sul fronte biotico e sono regolamentati da una specifica normativa.
Il quadro climatico in trasformazione rappresenta quindi un nuovo fronte di sfida che costringe tutto il comparto agricolo a sviluppare soluzioni innovative per preservare qualità e quantità delle produzioni: su questo fronte, l’impiego di biostimolanti ha evidenziato, specialmente se utilizzati nell’ambito delle colture biologiche, risultati molto positivi. In particolare, i biostimolanti si sono rivelati un valido alleato per gli stress legati a improvvisi ritorni di freddo, eccessi di caldo o stress idrici importanti.
Scopriamo quindi insieme a QdC® – Quaderno di Campagna® cosa sono e come si utilizzano i biostimolanti in agricoltura.
Cosa sono i biostimolanti?
Cominciamo con una definizione che chiarisca cosa sono i biostimolanti: “Un biostimolante delle piante è un prodotto fertilizzante dell'Ue con la funzione di stimolare i processi nutrizionali delle piante indipendentemente dal tenore di nutrienti del prodotto, con l'unico obiettivo di migliorare una o più delle seguenti caratteristiche delle piante o della loro rizosfera:a) efficienza dell'uso dei nutrienti;
b) tolleranza allo stress abiotico;
c) caratteristiche qualitative; o
d) disponibilità di nutrienti contenuti nel suolo o nella rizosfera".
(Fonte: Regolamento UE 2019/1009, Fertilgest)
Quando parliamo di biostimolanti ci riferiamo quindi a prodotti che agiscono sulla qualità delle produzioni non sostituendosi agli altri fertilizzanti ma ne potenziano gli effetti, con il risultato di favorire lo sviluppo di una pianta più resistente gli stress, più produttiva e in grado di dare vita a prodotti di qualità superiore. Talvolta, nell’accezione comune, può capitare di confonderli con prodotti per la difesa delle colture ma si tratta di un errore: i biostimolanti agiscono sugli stress abiotici, a differenza degli agrofarmaci che agiscono sul fronte biotico e sono regolamentati da una specifica normativa.