Fattoria di Corazzano è diventata un punto di riferimento per la comunità locale
storie
Fattoria di Corazzano, quando “bio” fa rima con sociale
A San Miniato, in provincia di Pisa, c’è una piccola realtà che unisce coltivazione biologica a un’azione sociale sul territorio e accoglie giovani da tutto il mondo per mostrare ai giovani ospiti cosa significa amare la terra. Anche grazie a QdC® – Quaderno di Campagna®.
7 maggio 2021
Tre case a San Miniato (PI), a formare una specie di corte e 54 ettari, di cui 25 coltivati a orticole biologiche e 3 a vigna, una famiglia, Carlo e Loredana Agliardi e i figli Lorenzo e Margherita, e ragazzi da tutto il mondo che arrivano qui, si fermano qualche mese, fanno esperienza della vita di una azienda agricola biologica e poi ripartono, portando con sé qualcosa in più di ciò che avevano quando sono arrivati. C’è una punta di romanticismo nella storia della Fattoria di Corazzano: “Questi ragazzi – spiega il titolare Carlo Agliardi - sono Wwoofer, membri di un’associazione mondiale che mette in contatto aziende biologiche e persone che vogliono avvicinarsi alla natura e capire come funziona un’impresa agricola: negli anni abbiamo avuto giovani ospiti da Korea, Nuova Zelanda, Canada, Germania e ora sono con noi due ragazzi brasiliani. Sono risorse importanti che hanno portato molto all’azienda, sotto ogni punto di vista”.
Ben 50 colture diverse, nell’arco di due cicli stagionali con cui la famiglia Agliardi alimenta un e-commerce, con la formula anche della cassetta mista settimanale, e rifornisce il brand NaturaSì. Una sfida dal punto della gestione che a Fattoria di Corazzano si affronta anche grazie al supporto di QdC® – Quaderno di Campagna®: “Facciamo pochissimi trattamenti, in linea con il disciplinare di produzione biologica – spiega Agliardi -: meno di una decina sulle vigne, nel corso dell’anno, e quanti se ne possono contare sulle dita di una mano sulle orticole. La vera differenza per noi QdC® la fa nel registro di tutta l’attività colturale, dalla definizione dei campi al piano colturale che tenga conto delle rotazioni. Nei nostri campi c’è un vero e proprio carosello e gestire tutti gli aspetti, fertilizzazioni incluse, sarebbe un vero rompicapo. QdC® ci aiuta in maniera egregia a gestire anche tutto il flusso delle materie prime: ogni anno gestiamo fra le 300.000 e 400.000 piantine, oltre a tutte le sementi. In questa situazione i carichi e scarichi di magazzino, senza QdC®, sarebbero davvero complessi”.
Un viaggio, quello insieme a QdC®, cominciato nel 2015: “Ho incontrato la piattaforma di Image Line navigando su internet: nell’arco di due anni di serrato e prolifico confronto con l’azienda siamo arrivati a una versione che considero completa e soddisfacente”.
Il campo chiama, c’è tanto da gestire e gli equilibri economici difficili per questo comparto non permettono di dormire sugli allori: “Il rapporto con i ragazzi che vengono a trovarci è vantaggioso anche per noi – commenta Agliardi – sia dal punto di vista del morale, dell’arricchimento personale e culturale ma non nascondo che si tratta di un aiuto importante anche dal punto di vista più ‘materiale’: la visione di un’azienda agricola biologica, multifunzionale che punta sulla filiera corta è affascinante ma il mercato difficilmente garantisce prezzi adeguati a remunerare un’attività come la nostra che è, di fatto, estremamente artigianale. Nel momento di massima espansione dell’azienda potevamo contare su più di una dozzina di dipendenti ma siamo stati costretti a ridimensionarci profondamente”.
Eppure, anche nelle difficoltà, questo “esperimento” ha portato alla crescita di “frutti” importanti: “Abbiamo cercato, da sempre, di coinvolgere la comunità locale: viviamo in una piccola frazione di 300 abitanti e quando siamo arrivati qui, per alcuni ragazzi del posto era un momento difficile. Alcuni di loro avevano scelto di abbandonare la scuola, altri avevano alcuni problemi di dipendenza: lavorando con loro siamo riusciti a ottenere qualche risultato positivo. Alcuni di questi ragazzi, ad esempio, si sono rimessi a studiare, finendo per iscriversi all’Università”.
Ben 50 colture diverse, nell’arco di due cicli stagionali con cui la famiglia Agliardi alimenta un e-commerce, con la formula anche della cassetta mista settimanale, e rifornisce il brand NaturaSì. Una sfida dal punto della gestione che a Fattoria di Corazzano si affronta anche grazie al supporto di QdC® – Quaderno di Campagna®: “Facciamo pochissimi trattamenti, in linea con il disciplinare di produzione biologica – spiega Agliardi -: meno di una decina sulle vigne, nel corso dell’anno, e quanti se ne possono contare sulle dita di una mano sulle orticole. La vera differenza per noi QdC® la fa nel registro di tutta l’attività colturale, dalla definizione dei campi al piano colturale che tenga conto delle rotazioni. Nei nostri campi c’è un vero e proprio carosello e gestire tutti gli aspetti, fertilizzazioni incluse, sarebbe un vero rompicapo. QdC® ci aiuta in maniera egregia a gestire anche tutto il flusso delle materie prime: ogni anno gestiamo fra le 300.000 e 400.000 piantine, oltre a tutte le sementi. In questa situazione i carichi e scarichi di magazzino, senza QdC®, sarebbero davvero complessi”.
Un viaggio, quello insieme a QdC®, cominciato nel 2015: “Ho incontrato la piattaforma di Image Line navigando su internet: nell’arco di due anni di serrato e prolifico confronto con l’azienda siamo arrivati a una versione che considero completa e soddisfacente”.
Il campo chiama, c’è tanto da gestire e gli equilibri economici difficili per questo comparto non permettono di dormire sugli allori: “Il rapporto con i ragazzi che vengono a trovarci è vantaggioso anche per noi – commenta Agliardi – sia dal punto di vista del morale, dell’arricchimento personale e culturale ma non nascondo che si tratta di un aiuto importante anche dal punto di vista più ‘materiale’: la visione di un’azienda agricola biologica, multifunzionale che punta sulla filiera corta è affascinante ma il mercato difficilmente garantisce prezzi adeguati a remunerare un’attività come la nostra che è, di fatto, estremamente artigianale. Nel momento di massima espansione dell’azienda potevamo contare su più di una dozzina di dipendenti ma siamo stati costretti a ridimensionarci profondamente”.