Fonte immagine: Plantgest
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Kiwi, il futuro è sempre più giallo
Apprezzata dai consumatori per le peculiari caratteristiche organolettiche, l’actinidia a polpa gialla sta crescendo a ritmo serrato sia in termini di produzione che di quote di mercato. Plantgest, banca dati di riferimento per QdC® – Quaderno di Campagna® ha realizzato un approfondimento dedicato a questo frutto sempre più diffuso.
13 novembre 2020
Con una produzione di quasi 320.000 tonnellate nel 2019, l’Italia è tra i leader mondiali nella produzione ed esportazione di kiwi, insieme alla Nuova Zelanda: il frutto, originario della Cina - che da sola produce la metà dei kiwi di tutto il mondo -, viene coltivato nel nostro Paese fin dagli anni ’80 e, dai primi 2000, ha visto affermarsi sempre di più la presenza di varietà a polpa gialla che sono andate affiancandosi al “classico” Hayward a polpa verde.
La coltivazione del kiwi giallo è più complessa, sia in termini agronomici che di impegno economico, ma se ben gestita si dimostra particolarmente remunerativa: secondo quanto riportato nello speciale realizzato da Plantgest, una delle banche dati che rappresentano il cuore di QdC® – Quaderno di Campagna® – il costo di un ettaro di kiwi giallo si attesta fra i 45.000 e i 50.000 euro a cui va aggiunto l’eventuale costo dei teli antipioggia, e occorre prevedere un impegno di manodopera di 800/1.200 ore. Il rendimento, tuttavia, è interessante: una produzione di buona qualità può infatti generare circa 70.000 euro per ettaro.
Merito, sicuramente, di un crescente interesse del consumatore: “In Italia la coltivazione del kiwi giallo è cominciata nei primi anni 2000 – spiega Elisa Macchi, direttore del CSO -, è cresciuta notevolmente poi con l’arrivo della PSA ha subìto una battuta d’arresto. Oggi ci troviamo di fronte a un risveglio molto importante di questo tipo di coltivazione. Perché questo interesse? Per l’apprezzamento dei consumatori: il kiwi viene immesso nei Paesi esteri per il 70% e ci sono mercati che richiedono solo il kiwi a polpa gialla mentre le vendite al dettaglio in Italia sono passati in pochi anni da 1.000 a 11.000 tonnellate”.
Uno scenario che trova conferme nei numeri: i consumi di kiwi nel pianeta, infatti, crescono di una media di circa 3,9 punti percentuali all’anno (secondo le stime al 2025) e le produzioni si stanno modificando per rispondere alla mutata richiesta del consumatore. In Italia, nel 2020, abbiamo infatti 19.950 ettari di coltivazioni di kiwi a polpa verde (-6% sul 2019) e 4.495 ettari di kiwi a polpa gialla, +23% sul 2019.
Costoso ma redditizio. Ma anche delicato. Il kiwi, la varietà a polpa gialla in particolare, ha alcuni grandi nemici: negli ultimi dieci anni i produttori sono stati messi alla prova dal cambiamento climatico e da due principali avversità. SI tratta, in primis, della PSA o cancro batterico dell’actinidia, una patologia che causa la morte della pianta, tuttora difficilmente controllabile: esistono tuttavia strategie che offrono buoni risultati basate sul controllo biologico, sull’utilizzo di induttori di resistenza e di prodotti rameici. La seconda malattia recentemente emersa è la moria, fisiopatia dovuta allo squilibrio idrico a livello radicale su cui si innestano funghi patogeni: qui la sfida è ancora particolarmente ardua, i metodi di controllo sono piuttosto scarsi e si punta soprattutto sulla prevenzione delle patologie e sull’igiene costante dell’actinidieto.
La partita, quindi, si gioca soprattutto in campo: “Quando strutturiamo un impianto di actinidia diamo particolare importanza alla sistemazione del terreno, cercando di fare in modo che le acque sgrondino efficacemente – spiega Valter Fiumana, tecnico di Agrintesa, cooperativa leader in Italia per la produzione di kiwi -. A ciò si aggiunge un importante lavoro sulle piante: “Cerchiamo la massima linearità, operiamo il diradamento primaverile dei germogli e curiamo particolarmente l’impollinazione per migliorare la qualità estetica dei frutti”.
“Le varietà di kiwi a polpa gialla nascono da attività di breeding allo scopo di individuare un frutto ottimo da mangiare e con una capacità di conservazione elevata – conferma Cristina Fabbroni, responsabile tecnico Jingold -. L’individuazione della varietà non è però da sola garanzia di successo: è molto importante che ci sia una gestione a club della varietà in modo da controllare le superfici e valorizzare la qualità lungo tutta la filiera. Qualità che si fa prima di tutto in campo”.
La coltivazione del kiwi giallo è più complessa, sia in termini agronomici che di impegno economico, ma se ben gestita si dimostra particolarmente remunerativa: secondo quanto riportato nello speciale realizzato da Plantgest, una delle banche dati che rappresentano il cuore di QdC® – Quaderno di Campagna® – il costo di un ettaro di kiwi giallo si attesta fra i 45.000 e i 50.000 euro a cui va aggiunto l’eventuale costo dei teli antipioggia, e occorre prevedere un impegno di manodopera di 800/1.200 ore. Il rendimento, tuttavia, è interessante: una produzione di buona qualità può infatti generare circa 70.000 euro per ettaro.
Uno scenario che trova conferme nei numeri: i consumi di kiwi nel pianeta, infatti, crescono di una media di circa 3,9 punti percentuali all’anno (secondo le stime al 2025) e le produzioni si stanno modificando per rispondere alla mutata richiesta del consumatore. In Italia, nel 2020, abbiamo infatti 19.950 ettari di coltivazioni di kiwi a polpa verde (-6% sul 2019) e 4.495 ettari di kiwi a polpa gialla, +23% sul 2019.
Le sfide del kiwi
Costoso ma redditizio. Ma anche delicato. Il kiwi, la varietà a polpa gialla in particolare, ha alcuni grandi nemici: negli ultimi dieci anni i produttori sono stati messi alla prova dal cambiamento climatico e da due principali avversità. SI tratta, in primis, della PSA o cancro batterico dell’actinidia, una patologia che causa la morte della pianta, tuttora difficilmente controllabile: esistono tuttavia strategie che offrono buoni risultati basate sul controllo biologico, sull’utilizzo di induttori di resistenza e di prodotti rameici. La seconda malattia recentemente emersa è la moria, fisiopatia dovuta allo squilibrio idrico a livello radicale su cui si innestano funghi patogeni: qui la sfida è ancora particolarmente ardua, i metodi di controllo sono piuttosto scarsi e si punta soprattutto sulla prevenzione delle patologie e sull’igiene costante dell’actinidieto.La partita, quindi, si gioca soprattutto in campo: “Quando strutturiamo un impianto di actinidia diamo particolare importanza alla sistemazione del terreno, cercando di fare in modo che le acque sgrondino efficacemente – spiega Valter Fiumana, tecnico di Agrintesa, cooperativa leader in Italia per la produzione di kiwi -. A ciò si aggiunge un importante lavoro sulle piante: “Cerchiamo la massima linearità, operiamo il diradamento primaverile dei germogli e curiamo particolarmente l’impollinazione per migliorare la qualità estetica dei frutti”.
“Le varietà di kiwi a polpa gialla nascono da attività di breeding allo scopo di individuare un frutto ottimo da mangiare e con una capacità di conservazione elevata – conferma Cristina Fabbroni, responsabile tecnico Jingold -. L’individuazione della varietà non è però da sola garanzia di successo: è molto importante che ci sia una gestione a club della varietà in modo da controllare le superfici e valorizzare la qualità lungo tutta la filiera. Qualità che si fa prima di tutto in campo”.