Fragola italiana: sull’ottovolante ma in risalita

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Fragola italiana: sull’ottovolante ma in risalita

Rivoluzione nei canali di vendita, mancanza di manodopera e gelate non stanno fermando i produttori di fragole che, seppur di fronte a una stagione difficile, stanno dando il massimo per mantenere (quando non incrementare) quote di mercato. Scopriamo insieme a QdC® - Quaderno di Campagna® cosa è successo nei primi mesi della pandemia.

24 aprile 2020

Dopo una campagna 2018/2019 chiusa con un marcato segno più (con un giro di affari di circa 235 milioni di euro) la fragola italiana si è ritrovata ad affrontare una stagione 2020 cominciata sotto gli incessanti colpi causati dalla pandemia globale e da un clima che si abbattuto senza alcuna clemenza sulle coltivazioni, causando danni importanti in particolare negli appezzamenti a cielo aperto. 
 

Gli effetti della pandemia

Il primo urto per il comparto delle fragole è arrivato con la chiusura di tutto il mondo Ho.Re.Ca dove venivano conferite percentuali importanti di prodotto (per alcuni produttori si parla di oltre il 30%) seguito dal blocco dei mercati ortofrutticoli e dalle mutate scelte di consumo dei clienti della Grande Distribuzione, maggiormente orientati all’acquisto di altre referenze a più lunga conservazione (come arance e kiwi).

Dopo un primo momento di vendite preoccupanti, si è tuttavia assistito a un progressivo cambiamento di paradigma: con la riscoperta dei negozi di vicinato, lo sviluppo dell’e-commerce e la moltiplicazione dei servizi di vendita diretta con consegna a domicilio, i consumatori sono tornati ad acquistare fragole italiane, seguiti a ruota dai clienti della Grande Distribuzione che, a partire dal periodo pasquale hanno costantemente incrementato il consumo di prodotto confezionato. 
 

I nodi della manodopera e delle gelate

Se il trend del mercato pare maggiormente rassicurante, a destare preoccupazione oggi sono due fronti principali, uno strettamente legato al problema globale della pandemia, l’altro di natura più prettamente climatica. 

Le gelate che si sono abbattute su diverse regioni fra la fine di marzo e l’inizio di aprile, infatti, hanno fortemente danneggiato il settore frutticolo, incluso il comparto delle fragole. Se meno hanno sofferto le produzioni in serra, lo stesso non si può dire delle primizie coltivate a cielo aperto che hanno subito danni importanti, ad esempio, in Campania (seconda regione produttrice a livello nazionale), in Emilia Romagna e in Piemonte.

Tutti gli areali vocati alla produzione di fragole si trovano poi a dover fronteggiare un serio problema legato alla carenza di manodopera specializzata, tradizionalmente proveniente dai Paesi dall’Est Europa ma attualmente bloccata a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Mentre sul piano nazionale si studiano diverse soluzioni (dall’impiego dei percettori di Reddito di Cittadinanza alla regolarizzazione di un consistente numero di migranti, come da proposta del ministro Bellanova), sono molti i produttori che hanno cercato soluzioni fai-da-te (come l’utilizzo di manodopera locale non specializzata), con risultati non sempre soddisfacenti. La raccolta delle fragole, infatti, richiede esperienza e competenza che difficilmente si possono improvvisare e sono diverse le voci dei produttori che lamentano la scarsa efficacia in campo di operatori inesperti.
 

In Romagna al via i primi stacchi

A risentire meno dei danni da freddo sono state le colture protette e proprio in questi giorni si stanno avviando in Romagna gli stacchi di varietà Aprica, Asia, Brilla, Jolly e Sibilia con alte aspettative, complice la scarsità di prodotto proveniente dal Sud Italia. I produttori guardano anche con molto interesse all’estero: la scorsa stagione il bilancio si era chiuso con 35.000 tonnellate di fragole estere importate in Italia e solo 10.000 esportate ma le aspettative per quella attuale sono di ridurre ulteriormente il gap.
 

Bene il fuori suolo

Segnali positivi giungono anche dai produttori focalizzati nella coltivazione fuori solo: l’utilizzo di manodopera non specializzata, a compensazione di quella mancante, infatti, sta causando qualche problema in più alle coltivazioni tradizionali mentre quelle “sospese” permettono ai raccoglitori di stare in piedi e di vedere meglio i frutti, garantendo un tasso migliore di raccolta anche da parte di operatori meno esperti.
 

QdC®, amico delle fragole

Grazie alle sue banche dati costantemente aggiornate, QdC® - Quaderno di Campagna®  è un valido alleato per la produzione di fragole da lotta integrata o biologiche, consentendo la corretta gestione dei trattamenti anche in caso di specifici disciplinari.

In particolare per le coltivazioni fuori suolo e in serra, inoltre, QdC® - Quaderno di Campagna®  si può rivelare uno strumento ideale per i produttori: la piattaforma permette infatti di controllare se i trattamenti fitosanitari selezionati sono ammessi per l’utilizzo in serra, oltre a consentire una gestione altamente specifica dei piani di fertilizzazione.
 

Diamo i numeri

Con 585 ettari registrati sulla piattaforma di QdC® - Quaderno di Campagna®, la fragola (nelle diverse varietà) si colloca al 48° posto per estensione. Al primo posto nelle province più vocate alla produzione di questo gustoso frutto primaverile abbiamo Verona (con 53 appezzamenti sui 260 totali registrati), seguita da Caserta con 43 e Cuneo con 15.
 

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