La digitalizzazione è una necessità, non più un’opzione
Intervista a Federico Beretta, neolaureato in Agribusiness e utilizzatore quotidiano del Quaderno di Campagna® digitale
10 dicembre 2025
Intervista a Federico Beretta, neolaureato in Agribusiness e utilizzatore quotidiano del Quaderno di Campagna® digitale.
Federico Beretta ha 24 anni, una laurea fresca in Agribusiness e attualmente lavora in una sede territoriale di Cia Agricoltori. Nel suo quotidiano segue circa un centinaio di aziende agricole, occupandosi di consulenza e gestione del Quaderno di Campagna, che compila quasi sempre in versione digitale.
Da questa esperienza, prima di tirocinio, poi professionale, è nata la sua tesi, dedicata proprio al Quaderno di Campagna® digitale di Image Line e al ruolo dei dati nella nuova agricoltura. Con lui abbiamo parlato di digitalizzazione, intelligenza artificiale, obblighi normativi e di come tutto questo sia percepito dagli agricoltori.
Ciao Federico! Ci racconti brevemente di cosa parla la tua tesi e cosa ti ha spinto a scegliere proprio il tema del Quaderno di Campagna digitale?
Ho scelto questo tema per un motivo molto semplice: è il mio lavoro quotidiano. Ho iniziato con un tirocinio in Cia Agricoltori e poi sono stato assunto.
Da due anni mi occupo quasi esclusivamente di Quaderni di Campagna, seguo circa un centinaio di aziende e, di fatto, compilo io la maggior parte dei QdC. Era una materia che “masticavo” già bene, con tanti casi pratici sotto mano. Per la tesi ho deciso di unire teoria e pratica, portando un argomento che conoscevo e su cui avevo già molti dati reali.
L’elaborato si concentra in particolare sui vantaggi del Quaderno di Campagna digitalizzato, con un focus sul software fornito da Image Line e sulla gestione dei trattamenti fitosanitari e delle concimazioni, che sono gli aspetti più sensibili dal punto di vista normativo.
Da neolaureato in Agribusiness, come vedi il rapporto tra agricoltura e tecnologia oggi?
Dipende molto dall’età di chi conduce l’azienda. In generale, la popolazione agricola è anziana e questo rende il rapporto con il digitale piuttosto complicato. L’Unione Europea chiede sempre più competenze digitali, ma spesso l’agricoltore e la tecnologia si scontrano.
Lo vedo tutti i giorni: gli aggiornamenti normativi sono continui e per stare al passo servono persone formate che gestiscano la parte burocratica e digitale. Le aziende con titolari under 35 sono molto più digitalizzate, ma rappresentano una minoranza (intorno al 15%). Nella maggioranza dei casi, sopra i 60 anni, l’uso del digitale è minimo o nullo.
Hai scritto che il Quaderno di Campagna è “un obbligo, ma anche un’opportunità”. In che senso?
È un obbligo perché la normativa lo richiede, ma può diventare un’opportunità per vari motivi.
Con un QdC digitale, sempre aggiornato, è più facile, rimanere dentro i limiti normativi ed evitare sanzioni, avere un quadro chiaro di trattamenti e concimazioni e presentarsi meglio nei contratti di filiera, dimostrando con i dati la qualità del prodotto
Faccio un esempio concreto: nel 2024 il glifosate era limitato al 50% della superficie aziendale con un certo dosaggio per ettaro.
Nel 2025 la Regione Lombardia ha ulteriormente ristretto i limiti. Il QdC digitale mi ha segnalato subito il cambio, avvisandomi che, pur rispettando l’etichetta, non rientravo più nei nuovi parametri regionali.
Questo tipo di controllo automatizzato ti evita guai durante i controlli.
Nel tuo elaborato spieghi che siamo ormai entrati nell’Agricoltura 5.0, dove dati e intelligenza artificiale collaborano con l’uomo. Quali sono secondo te i principali vantaggi di questa evoluzione?
I vantaggi veri si vedranno nel medio-lungo periodo, quando avremo una quantità di dati sufficiente. L’intelligenza artificiale ha bisogno di dati omogenei e strutturati, cosa che prima con i quaderni cartacei spesso mancava.
Con la digitalizzazione del Quaderno di Campagna stiamo iniziando a raccogliere dati in modo più uniforme e questo permetterà in futuro di avere previsioni più precise, sia in termini produttivi sia gestionali, ottimizzare trattamenti e concimazioni e costruire veri e propri sistemi di supporto alle decisioni basati su dati reali e non solo sull’esperienza.
E quali invece le difficoltà che il mondo agricolo deve ancora superare?
Al momento, nel settore agricolo, l’uso dell’intelligenza artificiale è ancora primordiale. Ti faccio un esempio concreto: finora i piani colturali venivano impostati da agronomi che, partendo dalle immagini satellitari, individuavano campi, boschi, fabbricati.
Quest’anno si è provato ad affidare la base del lavoro all’AI. Il risultato? Interi prati trasformati in piazzali, errori grossolani che noi tecnici stiamo sistemando a mano. Quindi, oggi, spesso è più la fatica che il beneficio.
Per invertire questa tendenza servono più dati raccolti, maggiore feedback umano sui risultati dell’AI e più tempo per far maturare gli algoritmi
E poi rimane un ostacolo enorme: la resistenza culturale di una parte importante del mondo agricolo.
Quanto è importante, oggi, la gestione dei dati per un’azienda agricola moderna?
È importante soprattutto a livello economico. Nel QdC si possono inserire anche dati sui costi e, a fine anno, elaborare in modo più strutturato il rapporto tra costi e ricavi, collegandolo ai cicli colturali.
Oggi questa parte non è ancora spinta al massimo, ma è una base che può crescere molto e aiutare l’agricoltore a capire davvero quanto guadagna per coltura e per appezzamento, invece di andare “a sensazione”.
Come cambia il lavoro dell’agronomo e del tecnico quando i dati diventano la base delle decisioni agronomiche?
Dal mio punto di vista di tecnico che compila QdC, il cambiamento principale è la velocità e la sicurezza del lavoro. Prima, su carta, bisognava ogni volta ascoltare la dose dichiarata dall’agricoltore, poi controllare etichetta alla mano e infine fare i calcoli, con il rischio di sbagliare e di mandare fuori norma il quaderno.
Con il QdC digitale, il software controlla in automatico limiti, dosi massime, vincoli territoriali. Nello stesso tempo in cui prima compilavo un quaderno, oggi ne faccio due con un livello di sicurezza superiore.
Questo riduce anche il rischio che un errore porti alla perdita del cliente: se il quaderno è sbagliato e arriva una sanzione, l’agricoltore è ovvio che cambia tecnico.
In base alla tua esperienza, gli agricoltori italiani sono pronti alla digitalizzazione o serve ancora formazione?
Servirebbe rispondere “dipende dall’età”, ma è la verità è che i giovani agricoltori sono molto più pronti e spesso anche curiosi, mentre molti agricoltori più anziani non sono esattamente convinti dell’importanza della tecnologia e non ne conoscono le potenzialità.
Per loro l’idea di gestire in autonomia un gestionale digitale è quasi impensabile. Quindi sì, serve ancora tanta formazione, ma anche strumenti il più possibile semplici e intuitivi.
Nella tua tesi descrivi passo per passo come si compila il QdC® digitale di Image Line. Cosa ti ha colpito di più durante la sua analisi?
Mi ha colpito soprattutto la parte di controllo automatico. Il fatto che il software faccia verifiche in tempo reale su dosi, vincoli, limiti regionali, senza costringermi ad aprire ogni singola etichetta, fa la differenza.
Quali funzionalità hai trovato più utili per la gestione aziendale?
Oltre ai controlli su fitofarmaci e concimazioni un’altra funzione interessante è la possibilità di inserire alert, per esempio sulle revisioni delle attrezzature: le botti per i trattamenti devono essere revisionate ogni 3 anni e il software permette di impostare un promemoria. Questo mi consente di avvisare l’azienda prima della scadenza e offrire un servizio in più.
Quali sono i vantaggi concreti del QdC® rispetto alla versione cartacea tradizionale?
Riassumendo, per punti:
• Controlli automatici su dosi, limiti, vincoli.
• Riduzione del rischio di sanzioni.
• Maggiore velocità di compilazione.
• Dati più omogenei e strutturati, utili anche in ottica futura (AI, analisi, filiere).
• Possibilità di collegare il QdC a contratti di filiera per dimostrare la qualità del prodotto.
Ci sono invece degli aspetti che potrebbero essere migliorati per renderlo più intuitivo o accessibile agli agricoltori?
Il software è già abbastanza intuitivo, soprattutto per chi è abituato a leggere e seguire le istruzioni. Però, per chi parte da zero, aiuterebbero molto dei tutorial passo passo, magari video:
“Prima clicchi qui, poi qui, poi qui…”
Esiste già un manuale, ma molti utenti non lo leggono. Un percorso guidato visivo potrebbe abbassare la soglia di ingresso.
Hai accennato che dal 2027 la compilazione digitale sarà obbligatoria: pensi che questo accelererà l’adozione o rischia di creare difficoltà a chi non è ancora digitalizzato?
L’obbligo in realtà già c’è, ma dal 2027 verrà reso più stringente, con meno margini di deroga.
Secondo me non creerà veri e propri “danni”, ma sarà vissuto come l’ennesimo onere.
Quello che osservo quotidianamente è che chi già faceva il quaderno con noi è passato al digitale, brontolando ma adeguandosi mentre alcuni che prima lo facevano su carta in autonomia ora ce lo delegano direttamente; infine, c’è una terza categoria che non lo fa affatto e “spera” semplicemente di non essere controllata
In sintesi: l’obbligo accelererà l’adozione, ma non risolverà da solo il problema del digital divide.
Quanto pensi che strumenti come il QdC® possano aiutare nella tracciabilità e sostenibilità ambientale delle aziende agricole?
Sul fronte tracciabilità moltissimo: nei contratti di filiera, per esempio, se vuoi spuntare un prezzo maggiore devi dimostrare che hai lavorato secondo determinati standard. Il QdC digitale ti permette di portare prove concrete.
Anche sulla sostenibilità il contributo c’è, perché il quaderno ti aiuta a rispettare limiti e vincoli, evitare trattamenti inutili e gestire meglio concimi e input tecnici.
Spesso ci si dimentica che l’acqua, ad esempio, in agricoltura non viene “consumata”, ma utilizzata come vettore e poi torna in falda. La tracciabilità digitale aiuta anche a raccontare meglio queste sfumature.
Nella tua tesi analizzi anche le normative europee (Direttiva 2009/128/CE, Reg. UE 2019/1009) e nazionali (D.lgs. 150/2012). Quanto è importante la digitalizzazione dei dati agricoli per rispettare queste regole e semplificare i controlli?
È fondamentale. Dal prossimo anno il Quaderno di Campagna dovrà essere caricato direttamente nel fascicolo aziendale sul SIAN.
Questo significa che gli enti di controllo potranno accedere al QdC da remoto, senza dover venire fisicamente in azienda solo per chiedere il quaderno. Questo aumenterà la velocità e la frequenza dei controlli, perché tutto è già disponibile online.
È un po’ come la fatturazione elettronica applicata al mondo agricolo: meno carta, più accesso diretto ai dati.
In che modo la gestione digitale può migliorare il rispetto dei vincoli ambientali, come quelli delle Zone Vulnerabili ai Nitrati (ZVN)?
Nel QdC, quando inserisco i dati dell’appezzamento, specifico anche gli eventuali vincoli ambientali: ZVN, aree Natura 2000, parchi, ecc.
Quando vado a registrare un trattamento o una concimazione, il software controlla automaticamente i vincoli territoriali e segnala eventuali incompatibilità tra prodotto, dose e vincoli dell’area.
Questo riduce il rischio di errori legati ai nitrati o ad altre limitazioni ambientali.
Hai descritto il QdC® come un vero archivio digitale aziendale: pensi che in futuro potrà integrarsi con altre banche dati o piattaforme (es. SIAN, AGEA, sistemi IoT)?
In parte succede già: il fatto che il QdC venga caricato sul fascicolo aziendale SIAN è una forma di integrazione. Guardando avanti, credo che il Quaderno di Campagna diventerà sempre più il punto di accumulo dei dati aziendali, dove confluiscono i dati dei sensori IoT e quindi la base da cui attingeranno i sistemi di supporto alle decisioni.
Già oggi ci sono realtà che integrano sensoristica e gestionale: i dati raccolti dai sensori finiscono nella piattaforma e da lì possono essere usati per decisioni agronomiche più precise. Il QdC digitale è perfetto per svolgere questo ruolo di “hub” dei dati aziendali.
C’è un passaggio della tua tesi o un’esperienza pratica che ti ha particolarmente colpito?
Più che un singolo episodio, direi l’insieme di questi due anni di lavoro: circa 200 Quaderni di Campagna compilati, decine di aziende seguite, problemi risolti sulla base dei controlli del software.
Se dovessi consigliare a un giovane agricoltore di iniziare a digitalizzare la propria azienda, da dove gli diresti di partire?
Dal Quaderno di Campagna digitale.
È già un obbligo, quindi va comunque acquistato. Sarebbe un po’ come comprare una Ferrari e usarla solo per andare a 50 all’ora. Visto che bisogna investire, è un peccato non sfruttare il QdC al 100% del suo potenziale, limitandosi a usarlo come un semplice registro sostitutivo del cartaceo.
E aggiungo: per quanto vada contro i miei interessi professionali, invito i giovani agricoltori a compilarlo da soli, senza delegare tutto alle associazioni. Solo usandolo in prima persona si scoprono davvero tutte le sue funzioni.
Pensi che la digitalizzazione possa anche attrarre nuove generazioni in agricoltura, rendendo il settore più innovativo e competitivo?
Sì. La digitalizzazione, se ben impostata, porta semplificazione del lavoro e maggiore remunerazione, soprattutto tramite filiere ben strutturate e prodotti di qualità meglio valorizzati.
Se un giovane capisce che grazie a strumenti come il QdC può lavorare in modo più efficiente ed essere pagato meglio perché dimostra la qualità del proprio prodotto. Solo così la tecnologia smette di essere un fastidio e diventa un motivo per entrare nel settore.
Ti piacerebbe proseguire su questo percorso professionale, magari lavorando proprio nella consulenza digitale o nella gestione dei dati agricoli?
Già oggi il mio lavoro è a metà tra consulenza tecnica e gestione digitale. La sensazione è che questo ambito crescerà ancora: più normativa, più dati, più bisogno di figure che facciano da ponte tra aziende agricole, software e istituzioni.
Continuare a lavorare su questi temi, anche in chiave sempre più digitale, per me è una strada naturale.
In una frase: cosa rappresenta per te la digitalizzazione in agricoltura?
Per me la digitalizzazione è uno strumento per rendere la gestione delle aziende agricole più efficiente, tracciabile e sicura, dal punto di vista normativo, economico e alimentare.
Secondo te, l’agricoltura di oggi è pronta a trasformarsi in una data-driven agriculture?
No, non ancora. Siamo all’inizio del percorso: i dati ci sono, ma non abbastanza strutturati; l’AI c’è, ma ha bisogno di essere addestrata meglio; molti agricoltori non sono ancora pronti culturalmente. La direzione è quella, ma il settore non è ancora “data-driven” in senso pieno.
Se la burocrazia viene vista come un peso, la digitalizzazione può trasformarla in uno strumento di efficienza?
Per un giovane, sì. Basta pensare al 730 precompilato: poterlo fare online da soli è percepito come una semplificazione.
Nelle generazioni più anziane, invece, burocrazia e tecnologia spesso vengono viste come “due nemiche complementari”: qualcosa da cui difendersi e a cui dare la colpa quando le cose non vanno.
La digitalizzazione ha il potenziale per rendere la burocrazia più veloce, più trasparente e meno caotica. Ma finché una parte del settore non accetterà di cambiare approccio, rimarrà solo “l’ennesimo obbligo” da subire invece che uno strumento di efficienza.