Certificazione biologica: gli esami non finiscono mai

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Certificazione biologica: gli esami non finiscono mai

Poter vantare il marchio europeo per i prodotti biologici è un valore aggiunto importante in un mercato in costante crescita. Ma occorre seguire un percorso di certificazione che prevede anche controlli periodici anno dopo anno durante i quali l'azienda deve essere in grado di produrre la giusta documentazione che attesti il rispetto di norme e disciplinari

21 febbraio 2023

Secondo una recente analisi Coldiretti su dati Istat, nell’ultimo anno l’89% delle famiglie italiane ha acquistato prodotti biologici: un mercato che vale oltre 3,9 miliardi di euro e in cui l’Italia gioca un ruolo da leader in Europa con il 17% della superficie coltivata a biologico contro una media UE del 9%. Un valore, quello delle superfici coltivate, che è praticamente raddoppiato nel corso dell’ultimo anno arrivando (dati Ismea) a quasi 2,2 milioni di ettari complessivi. I consumi sono, a loro volta cresciuti, sebbene non a ritmo così sostenuto come accaduto durante la pandemia: nel 2022 nella Distribuzione Moderna (che, da sola, vale 2,2 miliardi di euro) il bio è cresciuto dell’1,6% a valore.

 

L’importanza della certificazione biologica

Insomma, poter vantare di essere “bio” è un valore aggiunto non trascurabile che, tuttavia, richiede all’azienda di seguire un percorso preciso. Ogni impresa che voglia fare riconoscere i propri prodotti come di origine biologica infatti deve sottoporsi al sistema di controllo basato sul regolamento in vigore in termini di certificazione biologica sottoponendo ogni fase del percorso produttivo alla verifica degli organismi preposti (in Italia al vertice di tali organismi c’è, ovviamente, il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, mentre la vigilanza territoriale è delegata alle singole Regioni o altre autorità come l’ICQRF o i NAS).


La certificazione, rilasciata da un ente terzo e indipendente (qui il link all’elenco completo) verifica numerosi aspetti in ogni singola parte del ciclo produttive (incluse, se previste, le eventuali fasi di trasformazione, immagazzinamento, trasporto…) e certifica – è il caso di dirlo - il rispetto delle norme previste dal Regolamento Comunitario (anche in materia di tutela della biodiversità, utilizzo di sementi di varietà resistenti alle malattie, adozione di misure preventive per controllare organismi nocivi e malattie, rispetto del periodo di conversione obbligatorio ma anche separazione dei cicli produttivi bio e convenzionale anche nel trasporto dei prodotti, analisi attraverso laboratori accreditati, solo per citarne alcuni). La certificazione, poi, prevede ispezioni periodiche nel tempo tese a verificare la permanenza dei criteri di conformità: su questo fronte la norma in vigore afferma che tale cadenza è annuale per tutti salvo diventare biennale in caso di assenza di segnalazioni di non conformità per almeno un triennio.

 

La certificazione biologica non è “per sempre”

Poter vantare il marchio europeo di produzione biologica, quindi, non è facile e di certo non è un privilegio acquisito “una tantum”. Occorre che l’azienda continui a rispettare le norme relative, con particolare attenzione in tema di prevenzione delle malattie e della lotta alle avversità: su questo fronte occorre ricordare anche che le norme sono in costante evoluzione ed è bene essere certi di essere aggiornati per evitare di mettere in campo comportamenti che potrebbero compromettere la certificazione. Infine, in caso di verifiche è obbligatorio saper produrre rapidamente i registri aziendali dei trattamenti fitosanitari e delle fertilizzazioni, oltre a dimostrare che operazioni specifiche (come confusione e disorientamento sessuale contro gli insetti dannosi, ad esempio) siano state effettuate nel rispetto dei Disciplinari e delle norme sul Biologico. Il rischio, in caso di infrazioni, è anche quello di vedere sfumare l’accesso a importanti finanziamenti nazionali o Comunitari e di dover poi sottoporre i propri terreni a un nuovo periodo di conversione, con il danno – economico e di immagine – conseguente.

 

Un valido alleato per il produttore bio

Per chi sceglie di intraprendere il percorso di certificazione e produzione biologica, QdC® – Quaderno di Campagna® rappresenta un alleato importante: la piattaforma di Image Line, infatti, offre una versione dedicata che permetterà di monitorare il rispetto dei rigidi disciplinari di produzione, di tenere traccia di tutte le tecniche di lotta biologica messe in atto (dalla confusione sessuale al disorientamento, all’impiego di trappole e al lancio degli insetti utili) e di mantenere sotto controllo l’utilizzo dei prodotti autorizzati, offrendo quindi al tecnico agronomo o al produttore una gamma completa di funzioni e controlli che permetteranno di gestire tutte le produzioni, non solo quelle bio, certi di non incorrere in spiacevoli errori.


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